Bianca e i suoi studi
Giuseppe Bianca nacque ad Avola il 4 febbraio 1801, da Corrado Bianca e Anna Molisina. Provenendo da una famiglia benestante fu avviato agli studi e frequentò le scuole presso i Padri Domenicani di Avola, successivamente proseguì gli studi di giurisprudenza, ma ben presto li abbandonò per riprendere e approfondire gli studi umanistici e quelli legati alle scienze della natura. Egli si dedicò alla traduzione di opere in latino e in greco, ai classici della letteratura italiana, e ad alcune letture di impronta naturalistica sul mondo vegetale. L’intera produzione letteraria del Bianca fu influenzata dalle opere di Darwin e soprattutto dalle opere di Gussone, in particolare dal testo Prodromi della flora siciliana (1827).
Iniziò così un lungo e attento studio, permeato dal rigore scientifico e filologico che segnarono la letteratura dell’epoca, sul territorio e sulla flora siciliana, in particolare della città natale Avola.
Dopo oltre diciassette anni di studio, dove i vari elementi furono indagati dal punto di vista topografico, geologico, botanico, zoologico e sociologico, il Bianca pubblicò negli Atti dell’Accademia Gioenia di scienze naturali di Catania del 1839, l’opera Flora dei dintorni d’Avola e negli anni a seguire altre opere tra cui Monografia su le campagne d’Avola e su l’agricoltura che vi si esercita (1851); Sopra il rapporto intorno all’attuale malattia delle viti (1852); Sul ritorno della cultura della canna da zucchero in Sicilia e nei dintorni di Avola (1853); Monografia sul mandorlo comune e sulla sua coltivazione in Sicilia (1872); Monografia agraria del territorio d’Avola (1878) e Monografia sul carrubbo (1881).
Tra i sopracitati testi ebbe molta fortuna la monografia sul mandorlo che fu premiata con medaglia d’argento durante l’Esposizione Agraria di Siracusa del 1871. Il testo si divide in tre parti: nella prima il botanico avolese espose diverse teorie circa l’origine del mandorlo, nella seconda descrisse le varie parti della pianta e si soffermò sulla precoce fioritura invernale, che può avvenire, in alcuni casi anche a dicembre. Inoltre egli individuò e classificò 752 varietà di mandorla in tutto il territorio siciliano e ne descrisse 559, alle quali successivamente vennero aggiunte altre 193 varietà; inoltre egli trattò anche i vari usi del mandorla e circa la sua utilità, in quanto tutte le parti di questa pianta potevano essere trasformate e utilizzate. Infine, nella terza parte l’autore approfondì i metodi della coltivazione del mandorlo, le caratteristiche del suolo e del clima che ne favorivano la resa, le varie tecniche dell’innesto, le malattie (intrinseche ed estrinseche), e la raccolta della mandorla.
La figura di Bianca è abbastanza nota alla comunità avolese poiché indicò e descrisse le tre cultivar del comprensorio: la Pizzuta, la Fascionello e la Romana (o Corrente).
L’altra importante opera di Bianca è la Monografia agraria del territorio d’Avola in Sicilia, un testo che può essere ascritto al settore delle scienze naturali, ma rappresenta anche un eccezionale contributo di carattere demoetnoantropologico. Nel testo, diviso in dieci parti, vengono indagati i vari elementi che caratterizzavano la realtà agraria del comprensorio avolese, con riferimenti ai suoli, al clima, alle conoscenze e tecniche, agli usi e costumi, e al rapporto uomo-natura.
È interessante notare come sin dai primi capitoli (in particolare nel Cap. II – Popolazione) il Bianca si occupò anche di questioni sociali ed economiche, a tal proposito analizzò le problematiche e le ragioni storiche inerenti alla suddivisione in classi sociali. Nei capitoli successivi (Capp. V, VI e VII ) l’autore descrisse gli attrezzi e gli arnesi, le piante e le tecniche agricole, gli schemi adottati nella coltivazione, inoltre egli preferì aggiungere, accanto ai termini in lingua italiana, anche i lemmi in dialetto siciliano.
Bianca, oltre ad essere un latinista e un letterato apprezzato dai contemporanei e dallo stesso Manzoni, di cui, nel 1877, tradusse in latino i versi del carme Il cinque maggio (Odes Alexandri Manzoni: Il cinque maggio: latina interpretatio), fu anche un attento e appassionato studioso della cultura popolare e della lingua siciliana. A tal proposito collaborò e si confrontò con famosi studiosi dell’epoca, in particolare con il netino Corrado Avolio e il palermitano Giuseppe Pitrè. Scrisse in più occasioni a quest’ultmo e gli fornì alcune informazioni relative alla festa di San Giovanni Battista, alla “festa dei morti” e al Natale. Inoltre lo stesso Bianca, nel 1858, pubblicò un opuscolo sui festeggiamenti in onore di Santa Venera, Patrona di Avola. Morì ad Avola il 12 novembre del 1883.
Oggigiorno, gli scritti del Bianca, sulle coltivazioni agrarie nel comprensorio avolese, risultano essere un’importante testimonianza e un documento utile, soprattutto per le nuove imprese sempre più attente alla sostenibilità, poiché permettono di conoscere le varietà agricole ancora oggi coltivate nel territorio di Avola, di approfondire e migliorare le tecniche e gli strumenti adottati, e di perfezionare la filiera produttiva.