Il modo di abitare fino alla metà del Novecento
Fino agli anni settanta del Novecento, le distinzioni tra classi nel tessuto sociale avolese erano abbastanza nette. In seguito all’attuazione degli interventi statali, nel territorio siciliano, finanziati attraverso la Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia Meridionale (la più nota Cassa del Mezzogiorno) e con l’avvento dell’industrializzazione del sud-est siciliano l’assetto sociale avolese subì dei cambiamenti, e andò sempre più crescendo la classe media.
Precedentemente la comunità avolese, escluse le famiglie più abbienti, possessori di terre o gestori di attività redditizie, era formata da braccianti, contadini, pescatori, pastori, artigiani. Molti di essi svolgevano più lavori dettati dalla stagionalità delle materie prime o dei prodotti, e seppur con minime variazioni di reddito il loro “modo di abitare” era pressocché identico. La tipica casa avolese, grossomodo fino agli anni sessanta, era costituita da circa 40/45 m2, in lingua locale questa misura era detta sito, che corrisponde a circa 42 m2. I più poveri addirittura vivevano nel mezzo sito.
L’abitazione era quasi sempre terrana, ovvero ad un solo piano, in alcuni casi non era prevista la copertura con tegole ma vi era un terrazzo. La suddivisione interna era nella maggior parte dei casi assente; un piccolo ambiente veniva invece delimitato in alzato con un soppalco in legno, ed era adibito come dispensa o come zona notte.
Nelle case che avevano il terrazzo, a cui vi si poteva accedere con una scala interna, vi era anche un piccolo ambiente ricavato tra le due rampe di scale detto mezzanino, destinato alle provviste alimentari o come ripostiglio. Coloro che svolgevano lavori legati alle attività agricole o al trasporto delle merci, spesso possedevano un carretto a trazione animale, che tenevano nella carretteria insieme al cavallo o al mulo, in questo ambiente spesso si allevavano qualche animale da cortile.
Molte delle attività domestiche, di competenza delle donne, visto lo spazio esiguo dell’abitazione, venivano svolte collettivamente, come nel caso della tessitura, della preparazione del pane, la bollitura dei tessuti, inoltre quasi ogni giorno fuori dall’uscio veniva acceso un piccolo fuoco da cui si ricavavano le braci.
L’importante fase di urbanizzazione, avviata già a partire dagli anni settanta, il miglioramento dello stile di vita e l’aumento del numero di abitanti, hanno di conseguenza alterato l’assetto urbanistico del centro storico e dei quartieri storici, favorendo l’accrescimento della città di Avola. Ciò ha contribuito anche alla costruzione di edifici che si sviluppano in verticale e anche le antiche case terrane sono state ampliate sia con l’annessione di quelle vicine e sia con la costruzione del piano o dei piani superiori, per creare abitazioni più confortevoli e spaziose.