Materiale e Immateriale Avola

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Mostra demoetnoantropologica sul comprensorio avolese

La presente mostra di carattere demoetnoantropologico, ovvero inerente alle espressioni di identità culturale collettiva, nasce da un’attenta analisi del comprensorio di Avola, con la sua storia millenaria, la sua vocazione agricola e le tradizioni di carattere folkloristico e religioso tuttora vive nel quotidiano della sua comunità.
Ogni popolo, comunità o gruppo lascia traccia della propria frequentazione o del proprio vissuto all’interno del territorio che abita. Fino a qualche tempo fa quando si indagava o si raccontava la storia el’evoluzione di un popolo ci si soffermava soltanto a quella che era la traccia materiale, ovvero, quelle testimonianze collegabili alla “tangibilità”, come edifici, arnesi, armi, contenitori, oggetti votivi. Questi beni, elementi a cui è stato riconosciuto anche un valore culturale, costituivano quindi il patrimonio culturale della comunità di riferimento.
Ulteriori e più recenti indagini e studi sull’argomento hanno avviato un dibattito, tuttora in corso, e hanno esteso la definizione di patrimonio culturale anche a quegli elementi “intangibili” e non ascrivibili esclusivamente alla “materialità”. È stato così avviato l’iter per il riconoscimento e la tutela di tali elementi, e si è giunti così nel 2003, in occasione della 32ª sessione della Conferenza Generale UNESCO, alla sottoscrizione della Convenzione sulla promozione e protezione del patrimonio immateriale, entrata poi in vigore nel 2006.
Questa nuova convenzione è nata dalla volontà e dalla necessità di proteggere e salvaguardare il Patrimonio Immateriale culturale di ciascun popolo in modo da garantirne l’identificazione, la conservazione e la trasmissione, implementando il senso di identità da parte di una comunità, e incoraggiando il rispetto per la diversità culturale e tra le comunità stesse.

All’interno della definizione di Patrimonio Culturale Immateriale (Intangible Cultural Heritage) rientrano le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how, come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale, quindi i saperi e le conoscenze che vengono tramandate da una generazione all’altra, le espressioni orali, le consuetudini sociali, le usanze e i riti, cosi come l’arte musicale o teatrale e le tecniche dell’agricoltura, dell’allevamento e dell’artigianato e le pratiche legate al settore enogastronomico.
La mostra “Materiale e immateriale” mira a far riscoprire il modus vivendi della comunità avolese, con particolare riguardo al periodo storico che può indicativamente essere compreso tra la seconda metà dell’Ottocento e i decenni successivi al Secondo dopoguerra; un’epoca che seppur cronologicamente non distante da quella attuale, è caratterizzata da ritmi e gesti quotidiani profondamente lontani dalla frenesia che contrassegna il presente.
La riscoperta della vita contadina avolese non vuole apparire come una mera rievocazione nostalgica del passato, ma è finalizzata alla riscoperta delle proprie origini e alla creazione di un dialogo intergenerazionale, con lo sguardo volto a temi attuali e futuri, quali la sostenibilità, la cultura linguistica locale, la biodiversità, la rigenerazione identitaria, che vengono veicolati attraverso la conoscenza dei beni materiali e immateriali appartenenti alla comunità locale.
La trasmissione alle future generazioni dell’eredità di una memoria storica passa necessariamente dalla conservazione, dalla valorizzazione e dalla promozione delle attività antropiche riguardanti non solo i prodotti agroalimentari e le eccellenze enogastronomiche del territorio avolese, in particolare la Mandorla di Avola e il Nero d’Avola, ma anche di tutte quelle tradizioni popolari e religiose che hanno segnato e tutt’oggi costituiscono il sapere e il pensiero della comunità residente.

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