Materiale e Immateriale Avola

Simulacro S. Sebastiano

San Sebastiano, una devozione che si rinnova

In molte città del sud-est siciliano, in particolare Catania, Augusta, Siracusa, Ferla, Palazzolo Acreide, Melilli ed Avola, il culto di San Sebastiano è molto radicato e ancora oggi molti sono i devoti a questo santo, considerato protettore contro la peste e le epidemie.
Per quanto riguarda il territorio di Avola, dove San Sebastiano è particolarmente venerato e “temuto”, già nel 1449 nella vecchia città sorgeva una chiesa dedicata al bimartire; in seguito all’evento sismico del 1693, nel nuovo sito fu costruita, presso la piazza principale, una nuova chiesa. L’edificio, alla fine dell’Ottocento, subì importanti modifiche e perse la sua funzione originaria, per tale motivo la reliquia, le suppellettili e alcuni quadri (tra cui quello raffigurante il martirio del Santo) furono trasferite presso la Chiesa Madre dedicata a San Nicolò, oggi Parrocchia San Sebastiano.
Seppur il Calendario romano dei santi e dei martiri collochi la morte di San Sebastiano il 20 gennaio del 288 d.C., ad Avola i festeggiamenti si svolgono a maggio. Per tutto il mese, i devoti prendono parte ad un pellegrinaggio, ormai raramente svolto a piedi nudi o in ginocchio, che parte dalla nicchia di S. Sebastiano (u misteri i San Mastianu), posta sulla S.S. 115, nei pressi di contrada Chiusa di Carlo, fino alla Chiesa Madre, dove è esposta la statua del Santo. Generalmente i devoti offrono un omaggio floreale (u mazzettu), ceri, ex-voto o addirittura banconote e ori, che vengono legati ad una reticella posta sul busto della statua. Alcuni devoti, fino a qualche decennio fa, giravano per le vie della città bussando alle porte delle abitazioni private o si recavano presso le attività commerciali, per raccogliere le offerte per la messa: questa usanza è nota come arricogghiri a missa a Sammastianu.

Gonfalone Confraternita S. Sebastiano
Il Gonfalone della Confraternita di S. Sebastiano, foto Marco Tossani

I festeggiamenti solenni sono la seconda domenica di maggio, quando all’alba un gran numero di devoti, i nuri, vestiti con gli abiti tipici della festa, la veste rossa per le donne, e pantaloni e camicia bianchi con fascia alla vita e sul petto per gli uomini, percorrono insieme il suddetto percorso. Ad attenderli, all’incrocio tra via Siracusa e Corso Vittorio Emanuele, è la statua, che per l’occasione viene posta all’interno di un simulacro, ovvero un veicolo con ruote sormontato da un baldacchino dorato.
A differenza del pellegrinaggio esterno al giorno della festa, che avviene in modo raccolto e silenzioso, la processione mattutina della seconda domenica di maggio è caratterizzata da invocazioni a più voci o corali da parte dei devoti. Sia il pomeriggio della vigilia della festa e sia l’intera giornata della domenica, sul sagrato della Chiesa Madre vengono venduti ceri e nastri rossi, acquistati dai devoti per essere portati in chiesa: i ceri vengono depositati in prossimità della statua o nei pressi della cappella dedicata al Santo, invece i nastri vengono benedetti e riportati a casa. Spesso i devoti lasciano delle offerte e ricevono nastrini, immagini sacre e piccole medagliette con l’immagine del martirio. Altra usanza legata alla festa è la benedizione dei bambini che si svolge la domenica mattina, alcuni devoti posti sul simulacro innalzano al Santo infanti e bambini.
Il percorso del pellegrinaggio (a cursa re nuri), così come l’abbigliamento degli stessi devoti, durante il Novecento ha subito alcuni cambiamenti ed evoluzioni, infatti all’inizio del secolo i nuri si radunavano a notte fonda (attorno alle 2) nei pressi della Marina (l’attuale Borgo Marinaro), e sfilavano correndo completamente nudi. Ulteriori cambiamenti furono imposti, poco prima della metà del Novecento, dal sacerdote Antonio Frasca, che vietò l’ingresso in chiesa ai devoti che non indossavano un abbigliamento consono alla sacralità del luogo, anche perché sempre più donne e ragazzi prendevano parte alla processione che si svolgeva ormai all’alba.
La festa prevedeva anche una processione nel primo pomeriggio, infatti la statua, accompagnata dalla banda musicale, percorreva le vie cittadine e per l’occasione la comunità avolese, offriva al Santo altri doni: animali vivi, petali di fiori e i cuddureddi, ovvero ciambelle di pane azzimo con nastrini rossi.
Oggigiorno, la processione si svolge nelle ore tarde del pomeriggio: la festa termina con l’arrivo del simulacro in piazza Umberto I e con uno spettacolo pirotecnico.

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